“Un mese alla tavola di corte”: lo strano caso di un provinciale a Roma

“Un mese alla tavola di corte”: lo strano caso di un provinciale a Roma

Se uno scrive di “ Un mese alla tavola di corte” ci deve essere stato a pranzo e cena per un mesetto con Margherita di Savoia-Genova e suo cugino Umberto in quell’ormai lontano 1895. Oppure, c’è stato qualcuno per lui.

Qui c’è dentro una storia capitata a una famiglia agli albori di quell’Italia romana che stava prendendo quota.

Li in mezzo c’è uno che si accompagna a voce alta ai suoi pensieri.

Fortunato di nascita, si rende conto che il mondo più è socialmente ingiusto più è comodo e quale può essere un angolo d’osservazione migliore che la corte fresca di Porta Pia che sta cercando di allacciare lo stivale più stravaligiato d’Europa a un sistema centrale.

Per di più Roma era collegata a un cordone ombelicale con i preti d’Oltre Tevere e la nobiltà nera.

Questo qui ci rimane in mezzo, ma non se ne dispiace più di tanto.

Fa in fretta a adattarsi e a non perdere tempo con scrivanie e far carriera saltando da un letto a l’altro.

Ci sguazza alla tavola reale e trova il tempo per gestire imprese amorose e combinare sentimenti in un cocktail di emozioni che riuscirà a gestire per un tempo indefinito lasciandone testimonianza in una corrispondenza sfacciata quanto intrigante.

In queste pagine c’è Lui e ci sono io coi ricordi di famiglia e qualche invenzione.

…Forse.

Le lettere dalle quali nasce il libro a corte.