Finalmente il ritorno, non al paesello, ma dal paesello alla città natia; spesso si pensa che chi emigra lascia un piccolo paese per una metropoli, nel mio caso è stato l’opposto, certo non una metropoli, ma stando all’autore del libro ‘A Salerno, psicologia insolita di una città sospesa‘ dello psichiatra Corrado De Rosa, la descrizione di Salerno è stratosferica: “A metà strada fra la Terra e la Luna c’è un posto chiamato Salerno, è l’Ombelico del Mondo”
Accidenti, non ci sarei mai arrivata!
Zittozitto, sottosotto, deepinside, forse un pensierino lo avrei fatto ma non avrei mai avuto il coraggio di venire allo scoperto, … uno psichiatra può.
Uno dei miei primi pensieri va ai treni, ‘Grazie Italo, grazie Freccia Rossa, cari compagni di viaggio, vi abbraccerei se potessi‘, sei ore di relax, seduta e dimenticata, sei ore difilato solo per me, tutte per me e via a letture, cruciverba, una puntata della fiction amata da non perdere, un panino sbocconcellato, poi improvvisamente l’arrivo… troppo presto.
Davanti agli occhi le scene da Far West dei tanti viaggi negli anni settanta e ottanta, l’ansia del giorno prima della partenza, gli incubi della notte, la realtà del giorno dopo che superava gli incubi della notte precedente, ‘Quel treno per Yuma‘ era una scampagnata in confronto, ‘Per un pugno di dollari’ si poteva comprare il posto: improvvisamente arrivava una banda di ragazzi che con il treno ancora in movimento per entrare in stazione lo assaltavano, entravano dai finestrini aperti e a quel punto offrivano i posti al migliore offerente; tanti i ‘Mezzogiorno di fuoco‘ anche le mezzenotti, una volta sono usciti i coltelli dalle tasche di due che accampavano diritti sul posto a sedere. Mancavano solo i Pellerossa con archi e frecce.
Il salernitano che torna nella sua città vuole innanzitutto andare sul Lungomare, che cambiamenti!!!
Tanto per cominciare non si sentono più solo intonazioni e parole tipiche di gente dell’Est: le tante badanti che nel giorno libero affollano le corsie della passeggiata, ora ci sono inglesi, spagnoli, francesi e non sono venuti a lavorare.
Enormi navi da crociera sminuiscono quel gioiellino della Stazione Marittima progettata dall’architetta irachena Zaha Adid scomparsa nel 2016; è un continuo andirivieni e a questo punto devo dire che la descrizione di De Rosa ha senso. Il turista che scende dalla nave trova Paestum a 28 km se va a destra, la Divina Costiera che inizia da Vietri a 6 km se va a sinistra, Pompei a 30 km e Napoli a 55. Ho visto gente scendere e avviarsi con un trolley alla spiaggia vicino alla nave, quella che una volta si chiamava Santa Teresa e ora che è stata sistemata e abbellita con palmizi e ha un che di esotico é diventata Santa Teresita. Cosa si può volere di più dalla vita da turista?
Mio zio che potrebbe scegliere tra Santa Maria di Castellabate e Pioppi (costa cilentana) e Maiori (costa amalfitana) preferisce fare i bagni al Pennello, una lunga banchina proprio accanto al posto da dove partono i numerosi battelli che portano ad Amalfi, Positano e Capri. Sono andata a trovarlo, mica male, sedie, chiodi per appendere gli abiti, si tuffa dagli scogli e ha davanti una bella piscina di acqua blu ” faccio sette bracciate per volta e poi prendo aria a destra” mi ha detto; l’ho lasciato felice lui e felice io di vederlo così soddisfatto.
La tradizione vuole che quando si torna a Salerno si debba andare a rendere omaggio alla Costiera e quindi arrivare fino a Positano, con i continui battelli tutti stracolmi, ma con posti a sedere per tutti, abbiamo raggiunto felicemente la splendida ‘città verticale’.
Il meglio della gita però è stato proprio il viaggio per mare, è da quella prospettiva che ci si accorge che la meraviglia di questi 32 km sono i monti, i bellissimi Lattari che modellano la costa. I paesi della Costiera sono famosi, li conoscono tutti, ma dal mare si possono vedere paesaggi fatti di piccole case in alto che restano invisibili quando si percorre la strada in macchina o con il magico pullman azzurro SITA ai cui autisti ho sempre pensato che bisognerebbe fare un monumento per il coraggio e il sangue freddo nell’affrontare le continue insidie di quel contorto nastro di strada che è la Costiera Amalfitana.
E veniamo al cibo sennò che Gustoh24 sarebbe?
Capitare a Salerno nel periodo della festa del Patrono, S. Matteo, significa ripiombare negli effluvi galleggianti in ogni angolo della città rilasciati dalla regina della festa: la milza imbottita.
È uno di quei piatti che affascinano più per i profumi di aceto, menta, aglio e prezzemolo che sprigiona che per il sapore, ma questo è un giudizio personale altrimenti come si spiegherebbero le montagne di panini venduti ripieni di milza?
Ma esiste un vero e proprio menu per S. Matteo che oltre alla milza prevede spaghetti con frutti di mare, ziti spezzati con ragù, frittura di paranza, meloni e uva.
Col passare degli anni la visita alla città natia non è più solo piacere e divertimento, il giro al cimitero si allarga, i fiori comprati ai baracchini lungo la strada traboccano dalla carta che dovrebbe contenerli, ci vogliono le due braccia per portarli fino alle tombe, quelle vecchie e sempre più spesso le nuove, lì la tomba dell’amata zia, più in là quella del cugino.
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