“Africa: dove si traccia il nostro destino” di Donatella Zarotti

“Africa: dove si traccia il nostro destino” di Donatella Zarotti

I rapporti culturale ed economici che testimoniano la presenza degli italiani in Africa dalla seconda metà del 1800, andrebbero recuperati!

Purtroppo da alcuni anni i paesi africani si rivolgono a Cina, Russia, USA e paesi arabi per i loro progetti di sviluppo sociale, ambientale, agricolo e industriale mentre proprio l’Italia  potrebbe valorizzare al meglio il patrimonio comune italo-africano di storia e di cultura costruito nel tempo anche per questioni di vicinanza mediterranea.

Conferenza

Infatti la struttura geografica dell’Italia e la sua posizione sembrano destinarla ad un ruolo centrale non solo come terra d’arrivo ma anche come osservatorio naturale sul bacino del mediterraneo così denso di opportunità.

Anche l’Europa considera l’Africa sempre più centrale e indica la Sicilia come porta d’accesso strategica per l’Energia del continente africano o meglio:”l’hub energetico verde di riferimento”.

Il viceministro degli esteri, l’onorevole Edmondo Cirielli, ha detto recentemente che bisogna investire più sugli accordi bilaterali che multilaterali verso Africa; è questa una strada da percorrere che potrebbe permettere all’Italia di stringere delle partnership con questi paesi africani, alcuni dei quali ex italiani? Può la politica tracciare una road map per costruire un ponte verso il Corno d’Africa e la Libia?

Sottosegretario On. Giorgio Silli – Giornalista Francesca Ronchin

Di questo e molto altro si è parlato ieri sera al Cubo di Parma nel Convegno:” Africa, dove si traccia il nostro destino” alla presenza del sottosegretario di stato al ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale Onorevole Giorgio Silli. La giornalista d’inchiesta Dottoressa Francesca Ronchin, moderatrice del Convegno, ha introdotto gli obiettivi dell’incontro e presentato gli ospiti.

Grazia Paolino Geiger, Joseph Cordaro, Luciana Folco, Carmelo Giordano

Infatti, oltre all’Onorevole Silli, erano presenti quattro testimoni, quattro autentiche voci di esperienza italiana in Africa vissuta personalmente con le proprie famiglie in Eritrea, Etiopia, Somalia e Libia.

La giornalista Ronchin,  in una sorta di tavola rotonda circolare tra passato e presente, ha moderato la narrazione del vissuto degli ospiti nati in Africa – e che per la prima volta parlavano pubblicamente della loro “nostalgia” ma anche dei fatti drammatici degli anni 70 e 90 del secolo scorso – trasformando le esperienze di vita degli ospiti in un ponte virtuale per comunicare le strategie di cooperazione descritte nel PNRR e nel Piano Mattei.

Donatella Zarotti in primo piano.

Il lungo, attento e prezioso intervento dell’Onorevole Silli ha stigmatizzato le proposte contenute nel Piano Mattei e ha confermato l’intenzione di stabilire sempre più intense relazioni diplomatiche e operative con le nazioni africane – soprattutto nei paesi dove la presenza italiana è stata fonte di cultura e innovazione tecnologica – tese a costruire e ricostruire cooperazioni economiche e commerciali di sapore antico e contemporaneo.

Aggiungiamo la nota stampa di Francesca Ronchin

Francesca Ronchin giornalista RAI, Panorama, La7, Corriere.it, Fatto quotidiano

Un incontro che ha marcato la necessità di cambiare paradigma nei confronti dell’Africa, per uscire dalla logica donatore/beneficiario e andare verso forme di collaborazione “alla pari”. Per superare quella narrazione stereotipata in base alla quale l’Africa è fonte di problemi (guerre, carestie, povertà, flussi migratori) e guardare invece al continente africano come interlocutore ricco di risorse e potenzialità. Un approccio che potrebbe partire proprio dal recupero di quelle radici italiane che ancora affondano in Africa ma che troppo spesso, a causa dei chiaroscuri della storia, abbiamo dimenticato e che invece rappresentato un enorme potenziale di investimento anche per l’Italia, di partnership, e occasioni per progetti di sviluppo e formazione. Un modo valorizzare la massa critica delle risorse finanziarie, produttive, formative dei Paesi europei e offrire una diversa prospettiva alle giovani generazioni africane.