L’Abbazia di San Nicola di Casole, un antico monastero alle porte di Otranto

SAN NICOLA DI CASOLE

 

Le origini

L’Abbazia di San Nicola di Casole si trova appena due chilometri a sud di Otranto, proseguendo lungo la strada litoranea in direzione sud, verso Punta della Palascia. Un lungo viale alberato conduce verso i resti del monumentale complesso monastico greco-latino edificato nell’anno 1098 da Boemondo I d’Altavilla, principe di Taranto e di Antiochia. Nell’anno 726 d.C., l’imperatore bizantino Leone III l’Isaurico emanò a Costantinopoli l’editto iconoclasta per condannare alla rimozione e distruzione il culto delle immagini sacre in tutto l’Oriente cristiano. Numerosi uomini di chiesa fuggirono e si rifugiarono nel sud dell’Italia. Le prime comunità monastiche orientali, che giunsero in Terra d’Otranto, alimentarono la devozione a San Basilio che si sviluppò durante l’età normanna. I Normanni infatti condividevano e rispettavano l’arte e la spiritualità bizantina che si era radicata nel Sud d’Italia. La storia dell’Abbazia di Casole inizia quando Boemondo I fonda il cenobio sul sito di un insediamento di monaci basiliani, sostenitori della regola di Basilio il Grande. Al monastero si attribuì il nome “Casole” perché in precedenza l’originario nucleo monastico era organizzato da semplici caseggiati, come capanne, nicchie o casole dove i monaci andavano a pregare.

Tra gli abati casolani, nella metà del XII secolo emerge la figura di Nicola, diplomatico, teologo e studioso, fondatore della medesima biblioteca idruntina. Nel cenobio di San Nicola di Casole si svolse una fervida opera di conservazione del sapere classico-medievale. Molti insigni umanisti, dopo la caduta di Costantinopoli, emigrarono nel sud d’Italia, permettendo alla cultura occidentale di fondersi con quella orientale.

 

SAN NICOLA DI CASOLE

 

 

Il Monastero di San Nicola di Casole tra le più antiche scuole del Mediterraneo

Il Monastero di San Nicola di Casole era un importante e ricchissimo centro letterario, tra i più importanti del Mediterraneo e il più ricco detentore di cultura dell’Europa di quei tempi. Il cenobio basiliano rappresentava un luogo di grande erudizione e formazione. Durante il periodo del suo massimo splendore, l’allora Papa Bonifacio IX affidò ai monaci dell’abbazia la dirigenza dei vari monasteri sparsi per l’Italia. A Casole fiorì la scuola pittorica italo-greca, a cui appartennero Eustazio e Teofilatto, autori degli affreschi della cripta di Carpignano, Pantaleone nel 1163 eseguiva il mosaico pavimentale della cattedrale di Otranto, mentre Bailardo nel 1249 affrescava la cattedrale di Nardò.

 

L’abbazia di San Nicola di Casole, un importante centro culturale

Quello di San Nicola di Casole oltre ad essere un importantissimo luogo di culto costituiva il più importante centro letterario di riferimento fino al 1480, quando venne distrutto dai Turchi. Il monastero era dotato di uno scriptorium in cui si eseguivano le trascrizioni di testi in latino e greco e di una ricchissima biblioteca. Sotto la guida dell’Abate Netterario, nacque un Circolo Poetico dove si esaminavano sia argomenti religiosi che profani e dove la lingua madre era quella bizantina. Fu proprio grazie a questo Circolo Poetico si continuò a parlare la lingua greca, soprattutto nel territorio otrantino.

I monaci dell’Abbazia svolgevano diversi compiti, dalla preghiera, allo studio all’insegnamento. Più precisamente, il monaco igumeno, rappresentava la più alta carica ecclesiastica nel convento; gli ieromonaci, erano dei monaci-sacerdoti che si occupavano delle celebrazioni religiose; il monaco ecclesiarca aveva il compito di custodire la chiesa e i vari suppellettili; il monaco bibliofilace curava la biblioteca; il protocalligrafo si dedicava alla stesura e alla copiatura dei codici.

 

Il Typikon di Casole

Dal Typikon di Casole, il documento che regolava la vita religiosa ed intellettuale del monastero otrantino, emerge che nel 1160 l’egumeno Niceta realizzò, nei pressi del monastero, la prima “casa dello studente” del mondo occidentale. Un servizio bibliotecario “aperto al pubblico” era a disposizione di quanti volessero apprendere lo studio delle lettere classiche. Insieme all’insegnamento veniva fornito anche il vitto e l’alloggio. Questo importante centro culturale era alimentato costantemente dagli apporti di insigni umanisti come Giovanni Grasso, Andrea da Brindisi, Nicola d’Otranto, Giorgio Bardanes, tutti appartenenti all’ambiente letterario dell’abate Nettario, letterato, poeta, grammatico e teologo.

 

L’assedio da parte dei Turchi

Durante l’assedio di Otranto, avvenuto nel luglio del 1480, i Turchi di Maometto II il Conquistare distrussero il monastero insieme alla sua biblioteca. Una perdita ingente in quanto conteneva una ricca raccolta di codici e centinaia di volumi. Fortunatamente non tutto andò distrutto. Attualmente quell’immenso patrimonio culturale è disseminato fra le diverse biblioteche presenti in Europa. Dopo l’assedio dei Turchi, Papa Clemente VII diede il via alla ricostruzione dell’Abbazia, ma ricostruì solo la chiesa, che successivamente venne lasciata a se stessa fino al completo abbandono nel 1800.

 

 

L’edificio

Dell’originario complesso abbaziale ormai si possono distinguere solo esili tracce assorbite nelle strutture della masseria che si andò strutturando sin dagli inizi del XVII secolo. Rimane leggibile la pianta rettangolare con parti delle mura perimetrali e dell’abside quasi intatto. I punti di incontro tra i lati erano finemente decorati nelle angolature da costoloni tipici del gotico. L’abside è semicircolare. Rimane un piccolo affresco, raffigurante un personaggio barbuto che alza le mani verso il cielo. Dopo l’assedio dei Turchi per l’abbazia ebbe inizio il rovinoso declino.

 

Oggi vi presentiamo “Alberto Fachechi”: collaboratore di Lentium