Sono un artista nel ramo fotografia-fotografo fine art.
Uso cioè la macchina fotografica non per documentare, ma per estrarre dalla realtà immagini pittoriche che esistono davvero, ma quasi mai sappiamo vedere.
Il mio soggetto principale sono le architetture. Non mi interessano però il paesaggio urbano o gli edifici nel loro insieme. Io mi concentro sui particolari e sulle combinazioni di linee e di forme. Cerco prospettive e punti di vista inconsueti dai quali le architetture si mescolano in un dialogo che le trasforma in qualcosa di biologico, come una “pelle delle città”. Le mie fotografie possono a volte sembrare dei collage, ma non lo sono. Gli incroci di forme e geometrie non sono realizzati in post-produzione o al computer, ma esistono davvero nella realtà.
Questo è il senso soprattutto delle mie serie “Biocities” (dedicata alle architetture contemporanee) e “Geometrie Still Life” (dedicata alle architetture tradizionali del Mediterraneo), che affondano le radici e l’ispirazione più profonda nell’arte astratta di Mondrian, Malevic, El Lissitzky, Rothko, Peter Halley, nella fotografia di Franco Fontana e Lucien Hervé e forse – proprio per lo sforzo di andare con i miei scatti oltre il dato fisico, per approdare ad una nuova meta-realtà – anche nella visione delle città e piazze metafisiche di De Chirico.
Ma, nella sua profonda differenza, anche la serie di paesaggio che ho intitolato “Vibrazioni”risponde alla stessa logica. Qui il mio obiettivo si concentra su vetrate di cristallo e superfici metalliche che riflettono, deformandole, le architetture tutt’intorno. Il frutto sono immagini tra l’astratto e il surrealista. Qui l’ispirazione profonda, ciò che mi conduce a cercare e trovare queste visioni, è nel movimento artistico del Futurismo, con la lezione di Balla, Boccioni, Carrà e Severini, e nel Surrealismo e Modernismo, soprattutto con la lezione architettonica di Gaudì.
Per spiegare il mio modo di guardare e fotografare mi piace citare le frasi di tre grandi uomini di cultura:
“Se si desidera insegnare all’occhio umano a vedere in una nuova maniera, è necessario mostrargli oggetti quotidiani e familiari da prospettive, situazioni e angolazioni totalmente diverse” (Aleksnadr M. Rodchenko).
“Il viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi” (Marcel Proust).
“La fotografia creativa non deve riprodurre, ma interpretare rendendo visibile l’invisibile” (Franco Fontana).
Le mie fotografie d’arte sono in Limited Edition di 3 copie, con certificato di garanzia e codice identificativo dell’Archivio Arte Carlo D’Orta. Solo per alcune immagini sono previste tirature più ampie, comunque limitate e certificate.
Solitamente prediligo la stampa con inchiostri UV su lastre di plexiglass, sul cui retro viene applicato un fondo in alluminio. E’ una modalità di grande impatto visivo e molto bella per decorazione di ambienti e arredamento. Ma è possibile anche la stampa su carte fotografiche di qualità. I formati, realizzabili secondo le richieste, possono andare da cm 60×40 a cm. 250×150.
Carlo D’Orta ArtStudio, piazza Crati 14, 00199 Roma
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