Maria Riva Christiansen, la ricerca del bello come filosofia di vita…di Ivano Zinelli

Maria Riva Christiansen, la ricerca del bello come filosofia di vita…di Ivano Zinelli

Cari lettori, su Gustoh24  nella rubrica “Le facce che si fanno guardare” (QUI) oggi andremo alla ricerca del bello, con Maria Riva Christiansen, una bellezza italo norvegese con forti legami con Parma.

Definire Maria con una parola è difficile: artista, fotografa, pittrice, esperta di botanica e giardini, sommelier, viaggiatrice gourmet e grande esperta di food.

E’ costantemente alla ricerca del bello, nell’arte, nel cibo, nel vino, nei fiori, nel mare, nella natura, ed ha fatto della “bellezza” la sua “personal way of life”.

Il suo colore preferito è il blu, il colore dei suoi occhi, del mare, del cielo, delle sue opere d’arte.

Parla cinque lingue, è giramondo per vocazione, vive e lavora tra Monaco (MC) e Forte dei Marmi.

In fondo pagina per saperne di più su Maria Riva Christiansen ma intanto ecco le foto scattate da Ivano Zinelli

Maria Riva Christiansen
Maria Riva Christiansen

Maria Riva Christiansen – note biografiche artistiche

Sono nata a Oslo (Norvegia), nel 1978. Dopo aver compiuto gli studi in Europa, mi sono trasferita in Italia per completare la mia formazione artistica all’Accademia di Belle Arti di Carrara, dove nel 2010 mi sono diplomata in Pittura con il massimo dei voti, con il maestro Omar Galliani.

Il tuo percorso spazia dalla pittura alla fotografia alla cianotipia. Ce lo puoi raccontare?

La mia ricerca artistica ha inizio negli anni duemila, quando sperimento e faccio proprie le tecniche della pittura ad olio e del disegno dal vero frequentando l’atelier del maestro toscano Mario Ginocchi (2001-2007). Affascinata dalle tecniche grafiche antiche, in questi anni mi sono avvicinata anche alla litografia, alla xilografia e all’incisione. Ho poi frequentato la Facultad de Bellas Artes Universidad de Granada, dove sperimento per la prima volta alcune tecniche fotografiche antiche come la cianotipia e la stenoscopia (Pinhole) o tecnica della camera oscura, con sviluppo e stampa di negativi in bianco e nero. Questa esperienza ha segnato profondamente il mio percorso artistico poiche’, colpita dalle possibilità offerte dalla fotografia analogica, ho orientato la mia ricerca in campo fotografico verso processi di manipolazione del negativo in fase di sviluppo e tecniche di stampa a contatto, prediligendo la tecnica della cianotipia. Grazie a questo antico metodo di stampa fotografica –ottenuto per reazione chimica mediante esposizione dei negativi ai raggi UV–, riesco a dare forma alla mia visione realizzando cianotipi che si colorano del caratteristico blu di Prussia.

La cianotipia è una tecnica antica che richiede un’attenta preparazione manuale: quando creo mi sento come un alchimista che dosa e combina sapientemente le sostanze acide con la luce del sole per rivelare l’immagine».

Quali sono state le tue mostre ed i tuoi progetti più importanti?

Nel 2011 la personale Blu-Cianotipia alla Fondazione Arkad di Seravezza -nello splendido complesso architettonico adiacente a Palazzo Mediceo-, sede di Seravezza Fotografia, festival internazionale della fotografia d’autore. A questa seguono la partecipazione alla Biennale Internazionale d’Arte di Montone (PG) e al Riomagno Foto Festival, nelle edizioni 2011-2012 e, nel 2019, la mostra In perpetuum, un dialogo tra archeologia e arte contemporanea al Museo di San Caprasio di Aulla. 

Quale è il tuo legame con Parma?

E’ un legame molto intenso, una citta’ bellissima che frequento da tempo, ed in particolare dal mese di Maggio, presso il Circolo del Castellazzo, nell’ambito delle manifestazione di Parma 20-21 capitale italiana della cultura, e’ possibile visitare la mia mostra personale “Vanitas”.

Nella mostra troverete immagini dal gusto antico, fotografie stampate su carte porose con le quali mi sono riappropriata di una nuova dimensione del tempo, affrontando temi classici come l’anatomia e la natura morta – un pretesto per riflettere sulla Vanitas con elementi allusivi alla caducità della vita –, oppure accostandomi con occhi nuovi all’architettura e alla composizione astratta.

La mostra sta riscuotendo un grande successo di pubblico e di critica (ndr). 

Perchè hai scelto un circolo sportivo come location della tua mostra?

Lo sport e’ una parte fondamentale della mia vita. Tennis e sci fanno parte del mio quotidiano e sono veramente felice, dopo questi lunghi mesi di lockdown, di poter giocare su un campo in terra rossa o di poter affrontare una discesa sci ai piedi … oppure di sfecciare con i roller blades sui lungomari della Versilia ammirando le Alpi Apuane ed il senso di liberta’ che ispirano. 

Maria, ti definisci una passionaria di vino e di cucina …

Il vino ed il cibo sono ingredienti fondamentali della mia vita. Cosa c’è di meglio nella vita che una serata in compagnia un buon bicchiere di vino, di un buon piatto e di un gruppo di amici con cui chiacchierare?

Frequento regolarmente cantine e ristoranti, per piacere e per trovare ispirazione per le mie opere d’arte. Recentemente ho letto il libro di un viaggiatore gourmet che ha visitato tutti i tristellati del mondo, mi piacerebbe percorrere, in parte, questo percorso …. 

Ti definiresti una wine lover?

Credo stia emergendo una nuova generazione di donne che hanno un rapporto del tutto speciale con il vino: le wine lover, le appassionate di vino. Si sa che ci sono ma non si è ancora individuato un vero e proprio movimento, che invece c’è, che potrebbe essere più folto, e che comunque è il target emergente dei consumi del vino.  Per le wine lover, secondo me, un bicchiere di rosso, bianco o bollicine non è solo un piacere, ma anche un modo di esprimersi, alla stessa stregua di un vestito, un rossetto, uno smalto, un paio di scarpe. Un giorno hai voglia di un trucco acqua e sapone, di in stare jeans e t-shirt e di bere un Amarone in tranquillita’. Un altro giorno ti svegli che ti senti una femme fatale e, insieme alle tue Gucci da capogiro, hai voglia anche di un aperitivo glamour a base di Krug o Dom Perignon.  Perché il vino per le donne ha lo stesso valore di una canzone, di una candela accesa, di una poesia, di quella lingerie comperata apposta per il primo appuntamento, della goccia di profumo messa maliziosamente sul collo. Ecco, è questo il vino che vogliono le donne. Quello che sappia raccontare una storia, sua o tua non importa. L’importante è che sia vera e piena di passione

Hai un sogno nel cassetto?

Tanti, ma li tengo per me ….

Leave a Reply