L’Abruzzo ai vertici di una cronaca speciale.
Dello splendido press tour in Abruzzo organizzato dal Consiglio Regionale dell’Abruzzo e dalla Camera di Commercio Gran Sasso d’Italia affidato all’avvocato (nonché esimio giornalista enogastronomico) Massimo Di Cintio e dalla sua formidabile squadra di giovani abruzzesi cazzutissimi, mi è rimasta, sottopelle, una sensazione o meglio un sentimento al quale non trovo nome.
I Tedeschi, forti di un vocabolario sterminato e cervellotico, sicuramente ne avranno uno, fatto e finito per l’occasione, ma io no.
Io sono un uaglione mediterraneo e devo fare di necessità, virtù... e quindi compenso attraverso i gesti ed i movimenti del corpo ciò che la lingua non riesce ad esprimere.
Ecco perché sulle vette olimpiche di Campo Imperatore non ho potuto fare a meno che spiegare le braccia e volare nella bellezza come appaio nella foto di copertina.
Ad ogni modo, oltre ai paesaggi incontaminati, alla storia e all’architettura dei borghi, oltre alle opere d’arte ammirate nei musei, oltre alle amicizie (trovate e ritrovate), oltre alle cene ed ai pranzi (tanto quelli “gourmet” quanto ai bivacchi in mezzo ai pastori, oltre agli spostamenti attraverso mulattiere himalayane o autostrade italiane, oltre alle visite in cantina ed oltre alle foto di rito, mi è rimasta sottopelle una sensazione indefinita ma infinita, si, un senso infinito di libertà.
Sono sempre stato un gitano, errante, pascolante, indisciplinato e curioso, ma da qualche giorno a ‘sta parte posso dirmi, con orgoglio, un transumante.
Pronto a diffondere e difendere l’enorme bagaglio di esperienze fisiche e concetti metafisici che questo termine sta a significare.
Perché senza uno spirito romantico, senza un giacimento poetico dal quale attingere, senza una visione dell’Oltre, tutto si ridurrebbe ad una retta che va da un punto A ad un punto B. Bene, non è questa retta che interessa a me. Il mio compito è quello di scovare il simbolo dell’infinito che si nasconde tra i due punti.
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