
La nascita di un volume per raccontare quattro decenni di agroalimentare
Parma, 28 ottobre 2025 – Quando Cibus aprì i battenti nel 1985, nessuno avrebbe potuto immaginare che sarebbe diventato il punto di riferimento internazionale per l’alimentazione italiana. Oggi, a quarant’anni di distanza, Fiere di Parma pubblica “Cibus40: 40 anni di storie, traiettorie e sfide per le filiere italiane dell’agrifood (1985-2025)“, edito da Agra Editrice, un volume che documenta l’evoluzione di un settore che ha cambiato volto pur mantenendo la sua anima.
Il libro, presentato durante la cena di gala che ha riunito circa 300 realtà tra consorzi, aziende, ordini professionali e associazioni di categoria, porta la prefazione di Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste.
Le parole del Ministro e il ruolo delle istituzioni
“Celebrare i quarant’anni di CIBUS – scrive il Ministro Francesco Lollobrigida nella prefazione – significa quindi rendere omaggio a un percorso di crescita collettiva, frutto della collaborazione tra imprese, istituzioni e associazioni, e proiettare questo spirito verso il futuro. Il Governo sarà sempre al fianco degli imprenditori, del loro coraggio e della loro capacità di raccontare nel mondo il valore delle produzioni italiane”.
Un messaggio che sottolinea quanto il dialogo tra pubblico e privato abbia contribuito a costruire la reputazione globale del made in Italy alimentare.
I numeri che ridefiniscono un settore
I dati raccolti nel volume parlano chiaro. In tre decenni, l’export di alimenti e bevande è cresciuto da 5,4 a quasi 57 miliardi di euro, moltiplicandosi oltre dieci volte. Il valore economico complessivo dell’industria alimentare italiana supera oggi i 150 miliardi di euro, pari all’80% del fatturato del comparto nazionale.
Ma la crescita non è stata solo quantitativa. Negli ultimi quindici anni, il numero delle imprese attive si è ridotto del 17,8%, mentre l’occupazione è rimasta stabile e la dimensione media aziendale è aumentata. Una razionalizzazione che ha consolidato il sistema produttivo senza frammentarlo.
Il beverage come motore della trasformazione
Uno degli aspetti più interessanti emersi dall’analisi riguarda il comparto delle bevande. Birrifici e distillerie sono più che triplicati nell’ultimo decennio. Il vino, con oltre 17.000 addetti, continua a essere uno dei protagonisti assoluti sui mercati internazionali.
Si tratta di un settore che ha saputo innovare mantenendo il legame con il territorio, costruendo filiere specializzate e resilienti. Accanto ai classici della dieta mediterranea, emergono oggi nuovi comparti: dolciario, lattiero-caseario e coloniali rappresentano la nuova frontiera del gusto globale.
Le voci delle imprese: un mosaico di identità
Il volume ospita i contributi scientifici del CERSI dell’Università Cattolica e il saggio di Paolo De Castro, presidente di Nomisma. Ma è nella sezione curata dalla giornalista Eleonora Chioda che prende forma il volto umano di questo sistema. Attraverso ritratti personali, vengono raccontate alcune tra le realtà più rappresentative del panorama italiano: Acqua Sant’Anna, Balocco, Barilla, Caffè Borbone, Delicius Rizzoli, De Nigris 1889, Granterre, Igor, Inalca, La Doria, La Molisana, Lactalis, Medusa, Monini, Mutti.
Ogni storia è diversa, eppure tutte condividono lo stesso DNA: qualità, innovazione e un legame quasi viscerale con il territorio di origine.
La visione europea e il ruolo delle Indicazioni Geografiche
Come sottolinea Paolo De Castro nel capitolo dedicato al sistema agroalimentare italiano nell’Unione Europea, la forza del modello italiano risiede in una visione di lungo periodo. Dalla Politica Agricola Comune al nuovo regolamento sulle Indicazioni Geografiche, l’Italia ha trasformato la frammentazione territoriale in un vantaggio competitivo.
“È un paradigma che conferma il nostro Paese come laboratorio avanzato del food system europeo, dove il valore economico coincide con quello culturale e ambientale”, si legge nel volume.
Le sfide future: dazi e sostenibilità
Non mancano le ombre. Sullo sfondo resta l’incognita dei dazi statunitensi, che potrebbero colpire prodotti simbolo come vino e pasta. Ma il comparto, oggi più strutturato e diversificato, sembra attrezzato per rispondere anche a queste pressioni.
Il libro affronta inoltre temi centrali per il futuro: transizione digitale, sostenibilità ambientale, tracciabilità. Tutti elementi che stanno ridefinendo il concetto stesso di competitività.
Le parole dei protagonisti di Cibus
Paolo Mascarino, Presidente di Federalimentare, scrive nella prefazione: “l’industria alimentare italiana, con un fatturato che la pone ai vertici dei settori manifatturieri, si fonda su pilastri imprescindibili: la qualità delle materie prime, la sicurezza alimentare, il legame con il territorio e la straordinaria capacità di innovare. Cibus è il catalizzatore di questi valori e la sua storia è indissolubilmente legata al successo della nostra enogastronomia nel mondo, un successo che contribuisce in modo determinante alla bilancia commerciale del Paese”.

Franco Mosconi, Presidente di Fiere di Parma, aggiunge: “Cibus – afferma Franco Mosconi, Presidente di Fiere di Parma – nasce da una visione semplice ma lungimirante: rappresentare nel mondo l’eccellenza e il saper fare dell’agroalimentare italiano. Dal 1985 a oggi, la manifestazione è cresciuta insieme al suo territorio, diventando parte integrante della Food Valley e del suo sistema di imprese, ricerca e formazione. Fiere di Parma ha costruito su questo legame la propria identità, aprendosi al mondo con alleanze internazionali e mantenendo saldo il rapporto con la comunità locale. Quarant’anni dopo, Cibus continua a dimostrare che le grandi storie nascono da visioni chiare e da uno sforzo condiviso nel perseguirle con tenacia”.
Un patrimonio che guarda avanti
“Questo libro – conclude Antonio Cellie, amministratore delegato di Fiere di Parma – ci consegna il ritratto di un’Italia che non ha perso quella sua vocazione produttiva, ma l’ha resa più solida, incastrando in un modo unico al mondo il sapere artigiano col saper fare industriale. Oggi il nostro sistema produttivo è meno frammentato, più strategicamente coeso, baricentrico; e continua a crescere in valore e reputazione, mantenendo il legame con il territorio e con quella cultura del buono e ben fatto che, da quarant’anni, Cibus interpreta come leva industriale e identitaria dell’Authentic Italian Food & Beverage.”
Un racconto che non si limita a guardare indietro, ma indica una direzione per i prossimi decenni.