Fake Parmesan: il Consorzio rimuove “Garlic Parmesan Flavored Sauce” e “ParVegano” da Anuga

Fake Parmesan: il Consorzio rimuove “Garlic Parmesan Flavored Sauce” e “ParVegano” da Anuga

Reggio Emilia, 13 ottobre 2025 – La battaglia contro le imitazioni del Parmigiano Reggiano prosegue senza sosta. Anche quest’anno, durante Anuga 2025, la manifestazione fieristica più rilevante a livello mondiale per il settore alimentare e delle bevande, il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha intercettato e bloccato la commercializzazione di prodotti che violano la denominazione protetta. Due i casi accertati: una salsa e un sostituto vegetale del formaggio, entrambi rimossi dagli stand espositivi.

Il mercato delle imitazioni: un business da 2 miliardi fuori dall’Europa

I numeri parlano chiaro. Secondo le stime del Consorzio, il mercato globale del falso Parmesan al di fuori dei confini dell’Unione Europea genera un fatturato superiore ai 2 miliardi di euro. Si tratta di circa 200.000 tonnellate di prodotto contraffatto, un volume che equivale al triplo delle esportazioni del Parmigiano Reggiano autentico. Un dato che evidenzia quanto il fenomeno sia radicato e quanto sia necessario intensificare i controlli, non solo nei mercati extraeuropei, ma anche all’interno del territorio comunitario.

ParVegano
Garlic Parmesan Flavored

I prodotti sequestrati: “Garlic Parmesan Flavored Sauce” e “ParVegano”

Durante le attività di vigilanza condotte presso la fiera di Colonia, che si svolge con cadenza biennale, il Consorzio ha individuato due violazioni evidenti. La prima riguarda una salsa commercializzata con il nome di “Garlic Parmesan Flavored Sauce”. In questo caso, il termine “Parmesan” viene utilizzato per indicare un aroma, quindi un ingrediente che non rispetta in alcun modo il disciplinare della DOP. Il Consorzio ha immediatamente allertato le autorità tedesche competenti, in particolare il Landesamt für Natur, Umwelt und Verbraucherschutz NRW, che hanno provveduto con rapidità ad adottare provvedimenti amministrativi per la rimozione del prodotto.

Il secondo caso riguarda un prodotto di origine vegetale, presentato come alternativa al formaggio, denominato “ParVegano”. Anche questo nome è stato giudicato evocativo della denominazione protetta. In questa circostanza, il Consorzio ha preferito agire direttamente, inviando una diffida formale tramite i propri legali all’azienda espositrice. Nel giro di poche ore, il prodotto è stato ritirato dallo stand.

Il quadro normativo europeo e la sentenza del 2008

La protezione del Parmigiano Reggiano all’interno dell’Unione Europea si basa su un solido impianto normativo. Un Regolamento dell’Unione Europea offre un’ampia tutela alle indicazioni geografiche, e diverse sentenze della Corte di Giustizia UE hanno rafforzato questo sistema. Particolarmente significativa è la sentenza del febbraio 2008, ottenuta dalla Commissione e dal Consorzio, che ha stabilito un principio fondamentale: il termine “Parmesan” non può essere considerato generico, ma rappresenta un’evocazione della denominazione “Parmigiano Reggiano”. Di conseguenza, non può essere utilizzato per formaggi che non rispettano il disciplinare della DOP. Questo pronunciamento ha rappresentato una pietra miliare nella lotta alla contraffazione.

Nicola Bertinelli

L’intervento delle autorità tedesche e il ruolo degli Stati membri

La reazione tempestiva delle autorità tedesche dopo la segnalazione del Consorzio dimostra l’efficacia del sistema di protezione europeo. Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, ha commentato:

«La tempestività con cui le autorità tedesche sono intervenute a seguito della nostra segnalazione conferma l’efficacia del sistema europeo di tutela delle DOP. Dopo anni di contenziosi, il quadro normativo definito dall’Unione Europea impone chiaramente agli Stati membri l’obbligo di proteggere ex officio le denominazioni d’origine, assumendosi una responsabilità diretta nella vigilanza».

Le sfide fuori dall’Europa e la necessità di standard comuni

Se all’interno dell’UE il livello di protezione è elevato, la situazione nei mercati extraeuropei resta critica. Bertinelli ha sottolineato che «in Europa il nostro sistema di tutela raggiunge livelli di efficacia ancora lontani in molte altre aree del mondo, dove l’UE sta cercando di colmare il divario attraverso gli accordi di libero scambio con i Paesi terzi. Fuori dall’Unione, infatti, continuano a verificarsi utilizzi ingannevoli della nostra denominazione, con conseguenze negative non solo per le nostre esportazioni, ma soprattutto per il consumatore, che crede di acquistare un prodotto autentico e viene invece ingannato».

La proposta: fiere “fake free” con regole comuni

L’episodio di Anuga 2025 riaccende il dibattito sulla necessità di adottare misure preventive più incisive. Secondo il presidente del Consorzio, «questo nuovo episodio di violazione all’interno del territorio dell’Unione dimostra che è tempo di un deciso salto di qualità: servono regole comuni per gli enti fieristici europei, in modo da garantire eventi realmente “fake free” ed evitare costosi e inutili interventi successivi da parte dei consorzi e dei tribunali».

La richiesta è chiara: standardizzare le procedure di controllo preventivo durante le manifestazioni fieristiche, per impedire che prodotti contraffatti o evocativi possano essere esposti e pubblicizzati. Solo così sarà possibile tutelare efficacemente i produttori e, soprattutto, i consumatori.

Ennio Barbieri