Quando io e Bianca siamo scesi alla stazione di Santa Lucia, domenica 17 settembre 2023, ci ha accolti una bella domenica di sole.
Era la prima volta che venivo a Venezia in treno: mi piace viaggiare facendomi trasportare, lasciando la mente libera di vagare, e quando il convoglio ha affiancato via della Libertà, all’apparire delle isolette di San Giuliano e San Secondo è stato inevitabile riandare con la memoria a quando, tanti (tantissimi!) anni fa, un’altra prima volta, portai un’amica parigina a visitare la Serenissima e, sbucando in piazza San Marco dai portici del Museo Correr all’alba di un giorno di primavera, l’emozione la fece piangere.
Santa Lucia è una stazione come tante altre, non ti dice niente di particolare, ma man mano che ti avvicini all’uscita percepisci un brusio indistinto che aumenta ad ogni passo, così come la luce che ti circonda e, quasi all’improvviso, ti ritrovi sullo spiazzo antistante pieno di sole e di gente che si muove, parla, ognuno a suo modo indaffarato, sembrano tutti felici, le onde del Canal Grande rumoreggiano e fanno dondolare i numerosi traghetti che aspettano i loro passeggeri, barche, gondole e motoscafi solcano l’acqua in ogni direzione.
Guardo il Ponte degli Scalzi e la chiesa di San Simeon Piccolo, l’emozione coglie anche me, ancora, prendo la mia compagna per mano, faccio un bel respiro e penso: eccoci Venezia. Prendiamo il traghetto che ci porterà a Piazza San Marco col tragitto esterno, quello che, dopo il minimalista Ponte della Costituzione, passa dal Tronchetto e costeggia la Giudecca e San Giorgio Maggiore.
All’altezza di quest’ultima vediamo, sulla sponda opposta, quello che sarà la nostra destinazione odierna: l’Hotel Monaco & Grand Canal, davanti alla stupenda Basilica di Santa Maria della Salute. I pochi minuti della passeggiata fra l’attracco e l’hotel sono appena sufficienti a riportare alla mente il volto di Donald Sutherland nei panni del Casanova felliniano per rendersi conto che si sta per entrare in quello che fu uno dei palazzi teatro delle innumerevoli sensuali storie del famoso romantico avventuriero e un leggero sorriso mi compare sul volto.
L’ingresso di questo palazzo del XVII secolo è giustamente discreto, la struttura d’epoca si confronta efficacemente con la moderna eleganza degli arredi interni che, a differenza di altri famosi hotel veneziani, non si cura troppo dell’autenticità storica a vantaggio di una apprezzata accoglienza che non crea disagio.
Un cortese concierge ci indica la scala da seguire per raggiungere il piano al quale si svolge la manifestazione alla quale l’amico Ennio ci ha invitati: Extraordinary Food & Wine.
Lungo queste scale silenziose mi sembra di percepire un brusio del tutto simile a quello che avevo colto alla stazione, in aumento ad ogni gradino, e non mi sbaglio: usciti dall’ultima rampa ci troviamo sorpresi dal grande luminosissimo salone dove, circondato da raffinati stucchi alle pareti, rumoreggia allegramente un gran numero di persone attorno a una serie tavoli strabordanti di prodotti dall’aspetto invitante, offerti da sorridenti addetti che invitano ad assaggiare le loro prelibatezze.
Per prima cosa però vogliamo trovare il nostro gentile ospite per il saluto dovuto. Lo troviamo preso in serrata conversazione e ci accoglie come al solito con grande giovialità davanti al suo banco sul quale espone i suoi originalissimi occhiali.
Parte così la nostra saporosa esplorazione di questo mondo del buon gusto sul quale fluttua una quantità di figure sgargianti alle quali ci mescoliamo curiosi e leggermente eccitati. L’inizio è quanto di meglio ci potessimo aspettare: una degustazione verticale di Champagne Charles Collin con un brut, un blanc de noir e un rosé, apre le danze per condurci allo strepitoso culatello di Fausto Brozzi, da mangiare rigorosamente con le mani.
Una simile partenza ci fa temere per un seguito al ribasso, ma il tavolo gastronomico gestito dai grandi chef Igles Corelli e Bruno Cingolani ci rassicura che non sarà così.
E allora proseguiamo scoprendo con un certo stupore la tecnica subacquea di affinamento del vino della croata Coral Wine che mantiene le sue bottiglie immerse sui fondali fra i 15 e i 30 metri di profondità, ripescandole trasformate dagli agenti marini in autentiche opere d’arte naturali.
I paté di olive nere e verdi e l’olio EVO dell’azienda agricola pugliese Di Leo, accostati alla fragranza del Prosecco Le Tose della trevigiana. Gli Allori, danno sostanziosamente corpo al nostro viaggio tra i sapori.
Durante una breve pausa qualcuno ci racconta come su quella balconata che percorre tre lati dell’alto salone a suo tempo sfilassero ansiose le dame locali che volevano attirare l’attenzione dell’affascinante e raffinato Giacomo, il libertino per antonomasia.
Dopo una incredibile degustazione di gin tonic realizzati con i gin variamente profumati di Dibaldo (forma mentis del profumiere Baldo Baldinini), ecco che la Valdobbiadene trionfa con Ca’ Salina (Gaudium Ospitis, recita il motto) e l’extra dry di Casa Terriera che ci obbligano a cercare una fetta di salame, una di speck, un crostino alle acciughe, un piatto caldo di pasta per non trovarci costretti a piegare le ginocchia.
Sempre più sono felice di essere venuto in treno. Finalmente le ostriche: l’assaggio orizzontale parte con una irlandese (le acque fredde di quella regione non forniscono molto sapore, ma sono eleganti e il goccio di gin col quale si ripulisce la valva è una bella scoperta), prosegue con una equilibratissima portoghese per concludersi con l’eccellenza sconvolgente di una magnifica bretone.
Sono ancora tanti gli assaggi che ci aspetterebbero, ma le nostre papille gustative sono state ridotte allo stremo dalla forza dei prepotenti molluschi ed è con grande dispiacere che non ce la sentiamo di affrontare altre tenzoni gastronomiche, così una irrinunciabile conclusione ci viene offerta dai cantucci del forno fiorentino Leonardo: classici alle mandorle, ai fichi, alla farina di castagne.
Abbiamo in bocca l’avvolgente sapore del caffè di Orlandi Passion quando, a malincuore, dobbiamo salutare Ennio, promettendo di rivederci presto.
Non prendiamo il traghetto per tornare alla stazione, è bello camminare serenamente fra le calli e il sole, ancora caldo ma non troppo, aiuta a ricordare il susseguirsi di piaceri delle ultime ore e a fissarli nei nostri cassetti dei ricordi preziosi.
10 Dicembre 2024