Vinitaly chiude con successo. La filiera del vino italiano vale 31,3 miliardi di euro

Vinitaly chiude con successo. La filiera del vino italiano vale 31,3 miliardi di euro

Vinitaly chiude con 93 mila presenze

Nel 2024 Vinitaly andrà in scena dal 14 al 17 aprile

Si è conclusa il 5 aprile 2023, la 55a edizione di Vinitaly, che ha fatto registrare 93 mila presenze complessive, di cui 29.600 straniere. La crescita rispetto all’ultima edizione è stata quasi totalmente determinata dagli ingressi di buyer esteri (+20% circa) provenienti da 143 Paesi, che in questa edizione hanno rappresentato un terzo del totale degli operatori accreditati. Di questi, oltre mille top buyer selezionati e ospitati da Veronafiere e da Ice-Agenzia.

In attesa del report di Mediobanca dedicato ai bilanci del settore vinicolo che uscirà il prossimo mese di maggio l’edizione numero 55 di Vinitaly, pur svolgendosi in un anno di sofferenza del settore, ha dimostrato con i numeri di essere un capitale fondamentale e strategico del prodotto Italia.

Vinitaly 2023 foto scattata da Jimmy Pessina

I numeri della filiera del vino nel comparto delle “4A” dell’eccellenza made in Italy (Agroalimentare, Arredamento, Abbigliamento e Automazione) è la numero 1 in assoluto. Secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv/Vinitaly e Prometeia la wine industry del Belpaese vale 31,3 miliardi di euro, impegna 530.00 aziende, con 870.000 addetti.

Bricolo e Danese Foto Ennevi

«Chiudiamo oggi un Vinitaly finalmente a pieno regime, che ha visto una partecipazione corale di operatori, stampa e istituzioni. Siamo particolarmente soddisfatti per il riscontro che stiamo riscuotendo dalle aziende e dai territori, che rappresentano la vera forza di questa manifestazione». Lo ha detto, oggi in chiusura di Vinitaly, il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo, che poi ha aggiunto: «L’obiettivo è quello di costruire con i partner istituzionali una piattaforma promozionale permanente e coordinata in grado di attrarre da un lato gli investimenti dell’incoming sull’Italia, dall’altro sul prodotto italiano all’estero con un radicamento di Veronafiere – dopo Brasile e Cina – negli Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud e Far East».

«Gli investimenti fatti in favore dell’incoming estero – ha detto l’ad di Veronafiere, Maurizio Danese – hanno dato un primo concreto risultato a un Vinitaly che vogliamo sempre più decisivo per il business degli espositori che per la manifestazione riservano risorse importanti. Un matching domanda-offerta che ha funzionato, come dimostrato anche dagli oltre 11mila appuntamenti pianificati tra espositori e buyer della piattaforma Vinitaly plus che si aggiungono a quelli fissati direttamente tra aziende e buyer. Il nuovo corso è iniziato ma non è certo terminato: Vinitaly – ha concluso Danese – sarà sempre vettore del made in Italy, sia qui che all’estero, se ragionerà in termini di sviluppo del settore e delle sue imprese, ed è questo che stiamo cercando di fare».

Il ministro Francesco Lollobrigida

Le parole del ministro Francesco Lollobrigida

Vinitaly da record. Grazie all’impegno di migliaia di produttori agricoli e vinificatori italiani, che rappresentano le eccellenze del comparto e che hanno saputo fare di questa manifestazione, anche quest’anno, il più importante evento mondiale di settore. Sono orgoglioso -ha detto il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida–  che il Governo guidato da Giorgia Meloni sia stato fortemente presente, contribuendo al dibattito sui temi più rilevanti, per tutelare, incentivare e promuovere il vino e in generale il Sistema Italia. Dal collega Schillaci, impegnato a garantire il vino dallo stigma di prodotto dannoso per la salute, a Urso, che lavora nella valorizzazione del segmento Industriale, e Santanchè per il mondo del turismo, fino ai vicepremier Salvini per la logistica e le infrastrutture e Tajani per l’export e la promozione internazionale. È stato importante il coinvolgimento delle forze dell’ordine nella riuscita dell’evento ed è stato proprio il ministro Crosetto a presentarsi a Vinitaly, per la prima volta“.

«È giunto il momento perché il Governo esprima chiaramente l’indicazione che Vinitaly diventi l’unica manifestazione internazionale italiana del vino. L’esecutivo, giunto davvero in forze in quest’edizione, ha avuto il merito di comunicare all’estero con forza che l’Italia si muove compatta, facendo sistema fra i territori, pronta a ogni sfida per proteggere le proprie produzioni agronomiche e vinicole. E ha scelto proprio Verona ed il Veneto per lanciare questo messaggio, cosa di cui ringrazio la premier Meloni e tutti i Ministri», ha detto con una nota a margine il presidente della Regione Veneto Luca Zaia.

Chiude la fiera a Verona ma si aprono le tappe di Vinitaly in Cina. Con il sostegno di Ice, sarà Chengdu (11 aprile) il primo appuntamento. In primo piano la masterclass di apertura con l’unico master sommelier cinese Yang LV oltre a un business forum – organizzato dalla controllata Wine to Asia – con una delle più influenti piattaforme dedicate al vino in Cina, Wine Sommelier. Si vola poi a Shenzhenil 14 aprile, nel Padiglione Italiano della Fiera governativa di Hainan, per un tasting e la presentazione dell’Italia a Wine to Asia (11-13 maggio), insieme a Ice e a Fondazione Altagamma. A Shenzhen, manifestazione internazionale di Veronafiere, è attesa la presenza di oltre 450 espositori provenienti da 20 Paesi.

Vinitaly – Sardegna

Vinitaly si conclude confermando il grande successo dei vini sardi

Il successo è dimostrato dai molteplici riconoscimenti conferiti alle cantine sarde per le loro produzioni di qualità in questa quattro giorni veronese e l’affluenza di visitatori allo stand della Regione Sardegna che quest’anno ha ospitato 72 realtà vitivinicole.

Questo successo testimonia le potenzialità di un settore in pieno fermento, che negli ultimi anni ha registrato un’importante espansione, grazie soprattutto alla crescente attenzione da parte di buyer nazionali e internazionali e alle numerose cantine che si affacciano sul mercato, riscuotendo grande apprezzamento.

La manifestazione si è dimostrata ancora una volta un’eccezionale vetrina per le produzioni enogastronomiche della regione che sono l’emblema dei forti valori identitari della Sardegna nel mondo.

A Verona il patrimonio agroalimentare di questa terra è stato svelato giorno dopo giorno, attraverso sette momenti seminariali – coordinati dal giornalista Giuseppe Carrus – frutto dell’incontro tra enologia, gastronomia e tradizioni.

L’ultimo appuntamento, per una chiusura in dolcezza, è stato dedicato alla degustazione dei prodotti tipici della pasticceria sarda, in compagnia del giornalista, scrittore e gastronomo Giovanni Fancello. Il racconto delle contaminazioni e dell’evoluzione dei dolci sardi si è snodato tra cenni storici, citazioni letterarie e aneddoti ripresi dalla tradizione, senza dimenticare i richiami al territorio.

La degustazione, iniziata con un dolce estremamente semplice composto da pane carasau e miele di castagno, è proseguita con la pardulas e la casadinas, dolci tipici pasquali, entrambi realizzati con pasta azima di semola, strutto, zafferano e scorza d’arancia, il primo caratterizzato da un ripieno di ricotta, mentre il secondo di pecorino.

Gli altri due dolci tipici assaggiati questa mattina sono stati l’aranzada, realizzata con scorza d’arancia cotta nel miele e mandorle tostate, e l’amaretto fatto con zucchero di canna, albume e scorza di limone.

Alla pasticceria sono stati accostati quattro diversi vini aromatici, un moscato, un passito di Vernaccia di Oristano, un vino da uve Nasco, un’uva tradizionale autoctona del sud Sardegna, affinato in piccole botti in legno di rovere, e per finire un Vernaccia di Oristano DOC del 2002.

Lo dimostrano i molteplici riconoscimenti conferiti alle cantine per le loro produzioni di qualità in questa quattro giorni veronese e l’affluenza di visitatori allo stand della Regione Sardegna che quest’anno ha ospitato 72 realtà vitivinicole.

Questo successo testimonia le potenzialità di un settore in pieno fermento, che negli ultimi anni ha registrato un’importante espansione, grazie soprattutto alla crescente attenzione da parte di buyer nazionali e internazionali e alle numerose cantine che si affacciano sul mercato, riscuotendo grande apprezzamento.

La manifestazione si è dimostrata ancora una volta un’eccezionale vetrina per le produzioni enogastronomiche della regione che sono l’emblema dei forti valori identitari della Sardegna nel mondo.

A Verona il patrimonio agroalimentare di questa terra è stato svelato giorno dopo giorno, attraverso sette momenti seminariali – coordinati dal giornalista Giuseppe Carrus – frutto dell’incontro tra enologia, gastronomia e tradizioni.

L’ultimo appuntamento, per una chiusura in dolcezza, è stato dedicato alla degustazione dei prodotti tipici della pasticceria sarda, in compagnia del giornalista, scrittore e gastronomo Giovanni Fancello. Il racconto delle contaminazioni e dell’evoluzione dei dolci sardi si è snodato tra cenni storici, citazioni letterarie e aneddoti ripresi dalla tradizione, senza dimenticare i richiami al territorio. 

La degustazione, iniziata con un dolce estremamente semplice composto da pane carasau e miele di castagno, è proseguita con la pardulas e la casadinas, dolci tipici pasquali, entrambi realizzati con pasta azima di semola, strutto, zafferano e scorza d’arancia, il primo caratterizzato da un ripieno di ricotta, mentre il secondo di pecorino.

Gli altri due dolci tipici assaggiati questa mattina sono stati l’aranzada, realizzata con scorza d’arancia cotta nel miele e mandorle tostate, e l’amaretto fatto con zucchero di canna, albume e scorza di limone.

Alla pasticceria sono stati accostati quattro diversi vini aromatici, un moscato, un passito di Vernaccia di Oristano, un vino da uve Nasco, un’uva tradizionale autoctona del sud Sardegna, affinato in piccole botti in legno di rovere, e per finire un Vernaccia di Oristano DOC del 2002.