La Cucina della Fame: “Qui Dolomiti dei ricchi a voi studio!” 

La Cucina della Fame: “Qui Dolomiti dei ricchi a voi studio!” 

Sono due righe ambigue che intendono sfiorare un paio di argomenti di punta ma soprattutto le arie dei posso ma non voglio.

La tavola è impostata in maniera elegante quando non ricercata (come ormai ovunque). 

Quando ti siedi sai che troverai la ricerca della novità, se non nel prodotto almeno nella presentazione. 

Ti portano un assaggino elegante di quelli che i francesi chiamano “amor di bocca”. Poi noti negli occhi dei commensali, normali medio borghesi, magari da poco in pensione dopo una vita di onorata professione, con casa in loco (ereditata) e magari altra a Pescia Fiorentina che in maniera ariosa definiscono Capalbio, posto dove ospitando politici e gente molto, ma molto intellettuale, il sindaco ha rifiutato gli extra. 

Questi e amici e parenti oculati che spendono sempre mal volentieri pretendendo il massimo, si trovano ‘Tortilioni al Finferlo imbottito e sesamo spaccato in mezzo’ a un prezzo più alto degli spaghetti allo scoglio della pizzeria sotto casa e poi il servizio è simile, con la minima differenza che qui nessuno li prega di alzare il sedere dalla seggiola essendo passato il tempo a disposizione per il turno. 

Tutti si guardano e nessuno ha il coraggio di ordinare il tanto desiderato primo, secondo e contorno e il dolce è così pericolosamente pieno di zuccheri, senza parlare dell’entrée che costa assurdamente come il primo e dire che un litro di birra nei sani posti dalle salviette di carta costa un terzo di un calice in degustazione in questo luogo dai tovaglioli che riportano il rilievo cucito a mano il muso del solito cervo. “Io prendo un primo e basta. 

Non mangio più come una volta!” Prima ancora di leggere il menù il commensale di stile annuncia: “Non prendo mai il dolce!” Mentre sua moglie scuotendo la fresca pettinatura ricorda: “Mangia solo le meringhe di sua madre.”

E così si ci accomoda a un pasto che durerà quel tanto da permettere di affogare il pomeriggio in un burraco familiare dove tra le tre e le tre e un quarto la fame (si noti bene, non l’appetito) si permetterà di venire acquieta dall’acqua calda in forma di te dove verrà affogata una scatola di lamiera tonda tonda di biscotti danesi da meno di tre euro al supermercato. “Sentì! Sono tutto burro.”  

Qualcuno tra le vecchie in sedia a rotelle di questi cronicari per ricchi sulle ‘montagne pallide’ trova il coraggio e: “Forse è margarina?”

Sono due righe ambigue che intendono sfiorare un paio di argomenti di punta ma soprattutto le arie dei posso ma non voglio.