Naturalmente non c’è solo l’estate. Questi sono 7 indirizzi che hanno un perché tutto l’anno. Non chiedetemi perché non c’è questo, perché non c’è quello. Il motivo per cui questi locali sono qui, insieme, è perché sono indirizzi testati di recente, con menu recenti, con gioia e soddisfazione. In ordine alfabetico, eccoli:
BroadWine, sotto gli occhi della Madonnina
In zona Eustachi, via soprattutto di enoteche, BroadWine si definisce osteria contemporanea. Ma ha piuttosto un’identità tra drink lounge e ristorantino cool, rispondendo alle fondamentali domande “Hai sete?” “Hai fame?” “Hai tanta sete?” . C’è un piccolo dehors e interni dai colori ottanio e legno. Ricorda in qualcosa gli anni ‘60, stile Diabolik. Il giovane cuoco ischitano Davide di Meglio mi ha conquistata con un Branzino in guazzetto scarola, olive taggiasche, capperi, uva sultanina. La pelle del pesce, più crunchy di qualsiasi patatina del mondo. Convincente. Molto richiesto anche l’uovo morbido. Intriganti i mini-krapfen crème fraiche e origano. In sala siete in buone mani con Manuel D’Ambrosio, sommelier, e Anastasjia. La Madonnina sembra quella del Duomo, in piccolo. Protettrice dorata, portafortuna.
Cittamani, per una sera indiana
Cittamani è dal 2017 la creatura milanese (in zona Brera) di Ritu Dalmia, chef-imprenditrice-attivista di grande carisma. Un ristorante indiano, con menu indiano, con nomi dei piatti indiani, con sapori e colori indiani e prezzi abbastanza milanesi. E il tocco elegantissimo della/o chef, che fa la vera differenza. E accostamenti, che sorprendono, con vini italiani. E un’atmosfera dai colori caldi. E pavimenti bellissimi. E prese per ricaricare il cell nello schienale dei divanetti. E gente che cena dolcemente ridendo (come direbbe Saffo).
Onestamente avverto che i pappadums di Cittamani danno dipendenza. Anche i Dal (variazioni sul tema lenticchie), i fagottini fritti, le salsine, i gamberi…
Ma il piatto più memorabile e solare della mia cena è stato il Kashmiri Tchok Baingan, melanzane in agrodolce.
El Porteño Prohibido, per una tango-dinner (fino al 13 luglio o arrivederci a settembre)
El Porteño è un brand aka un gruppo di locali, ma il Prohibido è l’unico con un palcoscenico per cene-spettacolo a base di cibo, musica e danza con un programma di 6 sere alla settimana. Questo locale ha un suo genius loci – ricostruito, certo, siamo a Milano e non a Buenos Aires – ma l’atmosfera è potente. Sarà la cubatura degli ambienti o saranno i colori, gli arredi drammatici, gli specchi, le luci fascianti. Menu come da tradizione, con molta carne alla griglia.
Ma attenzione, godono anche i non carnivori tra salse generose ed empanadas panciute e dorate (da provare la variante Humita al mais e formaggio), verdure o pesce, bevendo Malbec e Torrontes. Dulce de leche e pico dulce per finire.
Nell’attiguo bar Flores Cócteles, drink e atmosfera floreale. Io ho bevuto un violetto Aviation. Con violetta sopra, che ho debitamente mangiato.
El Porteño Prohibido – Flores Cócteles, via Melloni 9
MU dimsum, anguilla, tè e altre scoperte…
La parola dimsum, ricordate?, traduce la sensazione di bocconcini che ti toccano il cuore, ma MU dimsum è anche musica per le papille. La patronne Sui Li Zhou, con l’Executive Chef Bryan Hooi ai fornelli, conduce un locale di raffinata cucina cinese che funziona come una macchina perfetta. Si può cenare a bocconcini bevendo vini selezionati e/o sake anche in abbinamento al calice o anche té, ce n’è un’intera collezione.
O si possono scegliere piatti più strutturati. Tra le scoperte, accostamenti come gamberi crudi e kumquat candito o un piatto da poco in menu, l’anguilla a micro-cubetti super titillante insieme a noodles di patata dolce, con shiitake e bamboo. Uno dei tratti più seducenti dei piatti del MU dimsum è il profumo, che contribuisce al gusto, e che in qualche caso viene nebulizzato sul piatto a tavola.
Particolare, per un dehors che è dedans
Particolare è un nome un po’ particolare, che ha la particolarità di farsi ricordare. Si trova in via Tiraboschi, zona Porta Romana, è piccolo da fuori e interessante dentro perché è uno dei pochi locali con un dehors (un di fuori) che è dedans (di dentro), una sorta di giardino nascosto comunicante con la veranda interna. Il menu dello chef Andrea Cutillo, che cambia in modo piacevole, è fondamentalmente mediterraneo con qualche licenza.
Come nel Risotto al crudo di capesante che ho provato io, con tanto Parmigiano, limone, carciofo fritto, bisque di gamberi. Per tutti quelli che sentenziano “pesce e formaggio no”. Invece sì. C’è cura nella proposta di vini (bravo Luca) e sorpresa nei dessert. Potete andarci anche solo per un aperitivo con tapas e godervi il décor dalle citazioni anni ‘50-’60.
Pisco, pesce a colori
Il sottotitolo non lascia dubbi: cucina di mare. Si trova in una posizione strategica all’angolo tra via Bertani e Piazza Sempione e confina con il suo fratello cocktail bar Living Liqueurs & Delights e ha un bel dehors da godere adesso che è estate. Accomodatevi dunque. I piatti di pesce parlano agli occhi (senza proporre schiume e impiattamenti banali), al naso (sono cotture profumate), al palato. Abbinamento vini anche al calice, interessante, con sorprese tipo Incrediboll, bollicine brianzole sia in bianco che in rosé. Il mio piatto preferito? La piovra: un tentacolo accompagnato da crema di burrata, melanzana, nero di seppia, pomodorini confit. “Divertitevi a colorare!” è stato l’invito. In effetti, per mangiare, si devono mischiare i colori.
Ramen Shifu, per una sera so pop!
Accettate il mio umile gastrohaiku: Say “arigatō”! | Cena da Ramen Shifu | tra cibi e neon. Ramen Shifu ha vari locali a Milano e non solo. Ho provato per il menu estivo quello di Viale Montenero 48. Che sembra piccolo, ma non lo è. Dentro, è tutto colori, neon, grafica e sound anime. Sul marciapiede ha un dehors. Con questo caldo, in sala si sta meglio e l’atmosfera è molto pop. Il menu è decisamente inclusivo e comprende e va oltre il classico ramen brodoso, con varianti carne, pesce, vegane. Con o senza brodo. Tranquille o molto speziate. Ravioli e bao di tanti i tipi. Si può bere drink, birra o vino, con questi piatti. Io ho sperimentato noodles con gamberi vegani, bilanciata da un accompagnatore carnivoro che ha preferito su tutto i gyoza al maiale e il bao all’anatra. Il servizio è svelto, gentile, sveglio. Tutto di ragazze.
P.S. I collage sono miei, le cene di cui ero ospite sono vere. Buona estate!