“Rina”, il libro che celebra la cucina, l’amicizia e il coraggio di seguire le proprie passioni. Un viaggio nel cuore di Parma attraverso le ricette di una vita.
“Ad essere onesti, non mi ricordavo molto di lei.”
Da anni, ormai, sono centinaia le persone che incontro per lavoro, il che rende quasi impossibile ricordare tutto.
Quando Irene Fossa mi scrisse chiedendomi se fossi disponibile a tenere alcuni laboratori di sfoglia presso la sua abitazione, fui costretta a chiederle se per caso ci fossimo già conosciute.
Fu lei a ricordarmi di aver partecipato a un mio laboratorio nella periferia di Bologna, ma in quel momento ancora non ricordavo.
Mi disse che aveva un suo blog di cucina che si chiama ancora oggi “Tu Porta da Bere” e che mi avrebbe aspettata il tal giorno e alla tal ora presso il suo appartamento a Torre Chiara (Parma).
Naturalmente, portai con me una bottiglia di Magnum di Prosecco e, quando aprii il portoncino di una graziosa palazzina, mi ricordai di lei e del fatto che “non potessi ricordare”.
Irene è una persona molto riservata e schiva, ma allo stesso tempo dotata di un’intelligenza vivace e allegra che sprigiona solo in certi contesti e solo con persone di stretta amicizia o confidenza e lavoro.
Nel suo appartamento, arredato in maniera estemporanea e allegra, un tavolo lungo e immenso era pronto per ricevere gli allievi che avrebbero “messo le mani in pasta”.
Sorpresa nella sorpresa: in un angolino di questo appartamento, quasi nascosto, si godeva di una vista stupenda, uno scorcio del Castello di Torrechiara.
Mi sentii immediatamente a mio agio: l’ambiente era caldo, la vista in cucina di un delizioso spuntino che avremmo fatto a termine del laboratorio con panini e focaccia (tutto fatto da lei) mi rassicurò. Irene mi presentò con orgoglio, felice di avermi scelta come maestra, e mentre parlava e sorrideva sentii che la voce era tremolante.
Non capii molto bene se fosse la sua voce un po’ atipica oppure se fosse vera emozione.
Di questo vi parlerò ancora!
Il laboratorio andò molto bene e in seguito ci trovammo ancora, ma in una nuova location di amici suoi.
Irene fu il mio primo approccio con la città di Parma.
Passò un po’ di tempo dopo questi incontri, ma furono proprio questi momenti insieme che mi fecero apprezzare le qualità di questa giovane donna.
Irene rientra in quella categoria di persone che “parlano poco ma agiscono”.
Irene è quella persona che al terzo squillo risponde e, se non può farlo, appena le è possibile richiama.
Irene è quell’amica il cui WhatsApp si illumina immediatamente con la spunta blu, sia perché il telefono è il suo lavoro, sia perché è dotata di quell’intelligenza così vivace che ha una risposta su tutto quanto le chiedi.
A Irene devo il simpatico sito web dell’Accademia della Sfoglia, perché lei gioca con le figure rendendole estemporanee e allegre; a Irene devo tutti i suggerimenti e i “casini” risolti, dato che io uso il PC in modo orrendo.
Irene non perde mai la pazienza, Irene risolve, Irene sorride sempre (quasi) e, se non lo fa, puoi star certa che è davvero arrabbiata, ma non urla, non sbraita, non impreca, sta zitta, non offende nessuno, semplicemente si allontana.
Insieme a Irene abbiamo fatto cose davvero interessanti, o meglio, Irene ha fatto cose interessanti e io ho avuto il piacere di darle una mano, come nella stesura del meraviglioso libro “Il Brodo di Natale” che, insieme all’amico comune Mattia Fiandaca, è stato il libro più gettonato di alcuni Natali addietro.
Libro scritto ed editato a sostegno di una campagna di sensibilizzazione e di inclusione dei ragazzi autistici del Tortellante di Modena.
Irene ha fatto migliaia di chilometri per scrivere la storia delle più vecchie e ormai introvabili “trattorie” sparse nelle colline parmensi, raccontando storie di cibo, di tradizione e di uomini e di donne che hanno veramente fatto la cucina del territorio e che, con i loro sacrifici, hanno resistito e fatto conoscere la vera cucina di Parma.
Non ricordo esattamente quanti anni sono passati, ma dico con molto orgoglio che quella che pareva essere una semplice conoscenza nel tempo si è trasformata in una profonda e affettuosa amicizia.
L’amore che nutro per Irene potrei definirlo un amore materno, considerato che è anche più giovane di mia figlia. Nel tempo ho riscontrato che anche Irene mi ama: i suoi abbracci sono sinceri e sono sempre accompagnati da allegre risate, nelle quali riscontro ancora quella voce tremolante che vi ricordavo sopra.

Il nostro abbraccio è di quelli che ricordi, stretto forte e capace sempre di darmi emozione.
Negli anni sono state tante le occasioni di incontrarci, spesso davanti a una bella lasagna al forno o a una polenta condita o altro, perché in comune abbiamo un’altra cosa: siamo entrambe molto golose!
Insieme a Irene ho avuto modo di conoscere tante persone legate al mondo del cibo e del vino e, su quest’ultimo, ho imparato tanto dall’amico Paolo Tegoni, esperto in enologia e profondo conoscitore della materia, di cui vi voglio ricordare il libro “Malvasia”, che è solo un piccolo assaggio della sua grande esperienza in questo campo.
Potrei passare ore a parlarvi di lei, ma vorrei concludere con questa ultima informazione per farvi capire la potenzialità di questa donna capace e resistente.
Sto parlando dell’ottobre del 2024, quando Irene mi scrive: “Scriviamo un libro” e io le rispondo semplicemente con un “Sì”.
Poi passano alcune settimane e lei mi scrive: “La prossima settimana vengo giù per il libro” e io le rispondo: “Pensavo che tu stessi scherzando”. Detto fatto, Irene arriva con tanto di quaderno e prende alcuni appunti, spiegandomi alcune dinamiche: “Scrivimi 12 ricette che poi saranno 14, ma che siano le tue e racconta un po’ della tua vita”.
Irene, le rispondo, “Sarà un’enciclopedia, devo raccontare di tanti anni di vita e di lavoro”.
“Tu scrivi, poi ci penso io!”
“Come si chiamerà questo libro? Sono curiosa!”
Mi liquida con un “Non so ancora, tu scrivi, ma ho già tanto materiale su di te!”
“Scusa, ma che materiale?”
E di nuovo mi liquida con tre parole: “Non preoccuparti, sarà bellissimo”.
Al secondo appuntamento mi avvisa che verrà con i fotografi e di prepararmi a realizzare in diretta le ricette.
Due giornate fantastiche a mescolare cibo e sporcare padelle, mentre Beppe si concentra su una bella brace per la cena e si stappa vino buono.
Ore ed ore di lavoro con un entusiasmo che contagiava tutti.
Presente anche l’amico Ennio Barbieri, fondatore di Lentium – Lentium.it, ormai compagno di viaggio delle mie avventure lavorative, che ringrazio per i bellissimi scatti fatti nelle varie occasioni di incontro con Irene.
Il 15 dicembre il libro era pronto, con foto fantastiche realizzate da Francesco Zoppi e Viola Perasso.
“Rina” non è un libro delle mie memorie, è un libro vero e sincero di un cambiamento di vita. Ho scritto di me e per stimolare tutti coloro che non sono felici del proprio lavoro ma non hanno il coraggio del cambiamento.
Il libro vale, a mio avviso, la pena di essere letto o regalato; cliccando qui potrete riceverlo direttamente a casa, ma se siete curiosi potete passare qui da me che ho diverse copie da distribuire.
Fra le varie proposte di acquisto, potrete associare anche il libro di Irene “Il Brodo di Natale” e “Malvasia”, il libro del professor Paolo Tegoni che, insieme, fondano l’associazione culturale Terrae e che si è occupata della stampa e distribuzione del libro.
Una nuova opportunità per ringraziare tutti per la riuscita di questo libro dedicato a me.
In tanti lo avete ricevuto e tutti avete apprezzato il risultato.
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“RINA”: Un Libro di Ricette e di Vita
Il libro “RINA” non è un semplice ricettario. È un racconto che intreccia la storia personale di Rina con le ricette più rappresentative del territorio emiliano, offrendo uno spaccato autentico della sua cultura culinaria. Attraverso fotografie e ricordi, il lettore viene trasportato in un mondo fatto di gesti sapienti, ingredienti semplici e tanta passione.
