Introduzione al Ruolo di Alma
Nota come Scuola Internazionale di Cucina Italiana, si posiziona da anni come un punto di riferimento per chi vuole entrare nel mondo della ristorazione e dell’ospitalità. Situata nel cuore della Food Valley emiliana, l’istituto non si limita a insegnare ricette o tecniche di base, ma si impegna a preparare professionisti pronti a affrontare le sfide quotidiane del settore. Attraverso programmi che includono corsi per cuochi, pasticceri e sommelier, Alma ha formato migliaia di studenti, molti dei quali oggi lavorano in strutture rinomate in Italia e all’estero.
Il Ponte tra Studenti e Ristoranti
Nel panorama della formazione culinaria italiana, Candida D’Elia rappresenta una voce autorevole e necessaria. Responsabile delle relazioni esterne di Alma, la Scuola Internazionale di Cucina Italiana con sede nella Reggia di Colorno, porta avanti una visione chiara: formare professionisti competenti significa anche proteggerli, garantendo che l’apprendimento non si trasformi mai in sfruttamento.
La D’Elia racconta come l’istituto operi da vero e proprio ponte tra studenti e ristoranti, cercando di bilanciare il diritto all’apprendimento con le esigenze delle brigate. Questo modello di collaborazione permette agli allievi di acquisire esperienza pratica senza compromettere i loro percorsi formativi. Grazie a partnership con istituti internazionali e locali, Alma facilita stage e tirocini che rispettano sia le necessità operative dei locali che le aspirazioni degli studenti, promuovendo un dialogo costante tra educazione e pratica professionale.
Educazione Oltre la Tecnica
Un approccio che parte dalla consapevolezza di dover educare non soltanto alla tecnica, ma anche a una cultura del lavoro equilibrata, capace di contrastare dinamiche di sfruttamento. In un settore spesso segnato da ritmi intensi e condizioni precarie, Alma integra nei suoi curricula elementi di gestione del tempo, benessere personale e diritti lavorativi. Le fonti consultate, tra cui rapporti sul mercato della ristorazione e interviste a esperti del campo, confermano che scuole come questa stanno spingendo per standard più elevati, riducendo il rischio di burnout tra i giovani professionisti.
Il dialogo con i ristoratori: cambiare insieme
Candida D’Elia non si limita a tutelare gli studenti: lavora attivamente anche con i ristoratori per promuovere modelli di lavoro più equi. Il suo approccio non è conflittuale ma collaborativo. Riconosce le difficoltà che le strutture ristorative affrontano quotidianamente, ma allo stesso tempo propone soluzioni concrete per migliorare le condizioni di chi lavora in cucina.
Questo dialogo è essenziale. I ristoranti che accolgono stagisti di Alma vengono selezionati non solo in base alla qualità della loro proposta gastronomica, ma anche alla capacità di offrire un’esperienza formativa reale. D’Elia monitora personalmente queste collaborazioni, intervenendo quando necessario per garantire che l’esperienza sia positiva per entrambe le parti. La sua visione è quella di un ecosistema virtuoso, dove scuole e ristoranti collaborano per formare professionisti preparati e consapevoli, capaci di contribuire all’innovazione del settore senza sacrificare la propria salute fisica e mentale.
Una visione che abbraccia l’intero comparto dell’ospitalità
La sua non limita la sua riflessione alla sola cucina. Il suo sguardo abbraccia l’intero settore dell’ospitalità: sala, bar, pasticceria, management. Ovunque si riscontrano le stesse criticità, le stesse dinamiche problematiche che rendono difficile costruire carriere durature e soddisfacenti.
Il lavoro che lei coordina ad Alma vuole porsi come modello replicabile anche in altri ambiti della formazione professionale. L’idea è che ogni scuola, ogni istituto che forma operatori dell’ospitalità, debba assumersi la responsabilità non solo di insegnare competenze tecniche, ma anche di tutelare i propri studenti e di promuovere una cultura del lavoro più sana. La D’Elia è convinta che il cambiamento sia possibile, ma richieda impegno collettivo. Scuole, ristoratori, istituzioni: tutti devono fare la propria parte per costruire un futuro migliore per la ristorazione italiana.
La Sfida dei Talenti Emergenti
La sfida è non perdere talenti, evitando che giovani motivati abbandonino la professione a causa di condizioni insostenibili. Dati da rapporti annuali sul lavoro in ristorazione indicano un alto tasso di abbandono tra i neodiplomati, spesso dovuto a orari estenuanti o retribuzioni inadeguate. Alma affronta questo problema preparando gli studenti non solo con competenze tecniche, ma anche con strumenti per negoziare condizioni favorevoli, come dimostrato da collaborazioni con associazioni di categoria che promuovono contratti equi e percorsi di crescita professionale.
L’interprete di un cambiamento necessario
La D’Elia non si limita a osservare: agisce concretamente, giorno dopo giorno, per costruire quel ponte tra formazione e mondo del lavoro che possa reggere il peso delle aspettative di tutti gli attori coinvolti.
La sua figura rappresenta una nuova generazione di professionisti della formazione: persone che non si accontentano di trasmettere conoscenze tecniche, ma che vogliono contribuire a un cambiamento culturale profondo. Un cambiamento che riguarda il modo stesso di intendere il lavoro nella ristorazione e nell’ospitalità è ben consapevole che la strada è ancora lunga. Ma la sua determinazione, unita alla solidità di un’istituzione come Alma, lascia intravedere la possibilità concreta di un futuro diverso. Un futuro in cui i giovani chef possano costruire carriere appaganti senza dover rinunciare alla propria salute e al proprio benessere. Un futuro in cui la passione per la cucina non diventi sinonimo di sacrificio estremo, ma possa essere vissuta con equilibrio e soddisfazione.
È questa la visione che Candida D’Elia porta avanti con convinzione, facendosi interprete di un cambiamento che non riguarda solo Alma, ma l’intero settore della ristorazione italiana.


